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Vivere in un film… Racconto di emozioni subacquee

Questo e quello – smalltalk – Off Topic
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Ivan
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Vivere in un film… Racconto di emozioni subacquee

Vivere in un film…

Le sensazioni che si provano respirando in un ambiente acquatico, magari in compagnia di pesci ed esseri viventi, sono uniche, inspiegabili, per questo l'immersione subacquea è diventata, da qualche anno a questa parte, un'attività che in tantissimi hanno provato almeno 1 volta nella loro vita.

Le immersioni più semplici sono quelle nei mari caldi, dove è possibile vedere una gran varietà di pesci senza dover raggiungere grandi profondità, dove viene usata un'attrezzatura minimale e dove le condizioni climatiche e il contesto, spesso infatti si è in ferie e al caldo, permettono di godersi qualche ora sott'acqua senza grandi “sacrifici”.

Per potersi avventurare sott'acqua anche in quelle condizioni bisogna conseguire un brevetto, non ci si improvvisa subacquei, ma per le immersioni in circostanze come quelle di cui parlerò tra poco, i brevetti, perché ne servono più di uno, non sono l'unico aspetto da tenere in considerazione.

L'attrezzatura è molto più complessa, le condizioni non così abbordabili e il lato psicofisico dev'essere preparato e pronto ad affrontare questo tipo di incredibili avventure. E' infatti non possibile risalire in superficie a proprio piacimento, neanche in caso di problemi e ogni evento va gestito in questo ambiente dove, e va sempre ricordato, siamo ospiti.


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Ognuno ha delle preferenze ed è più portato per un tipo di “tuffo” piuttosto che un'altro inoltre ognuno di noi ha un approccio del tutto personale con ciò che lo circonda.

Bisogna partire dal presupposto che io adoro stare sott'acqua!!!

La pace che provo in quelle condizioni è inspiegabile e per questo mi sono immerso ovunque mi fosse stato possibile. L'ho fatto con qualsiasi meteo e qualsiasi condizioni d'acqua, passando da immersioni di corso, dove porti in acqua allievi che possano essere dei principianti o che stanno seguendo corsi avanzati, fino alle immersioni tecniche, dove vengono usate miscele di gas diverso per poter gestire al meglio gli effetti della tossicità dei gas stessi e quindi le immersioni più profonde. Ovviamente sempre e comunque in totale sicurezza pianificando tutto nei minimi dettagli. Come detto in precedenza NON CI SI IMPROVVISA SUBACQUEI!!!

Detto questo, personalmente ho un debole per i relitti, intesi come “luoghi o cose lasciate dall'uomo” che sono diventate mete di “pellegrinaggio” subaqueo.

Il documentarsi prima di decidere dove immergersi è fondamentale. Ci sono molti aspetti da tenere in considerazione tra le quali la logistica, la pianificazione dell'immersione, un eventuale piano d'emergenza ecc. ma, una cosa che è possibile fare grazie qualche nozione in più e ad un po di “immaginazione”, è quella di rivivere la storia di quel relitto proprio mentre lo visitiamo.

Un po' come essere spettatori e attori di un film...




Oggi vi parlo delle Kőbánya Mine a Budapest, Ungheria

Della miniera si hanno le prime tracce fin dai tempi del Re Bela IV che fu al trono dal 1235 al 1270 durante uno dei peggiori periodi della storia ungherese.

Da quella stessa miniera venivano estratte le pietre di calcare utilizzate per costruire molti dei monumenti storici di Budapest, come anche il Bastione dei Pescatori, la Biblioteca Universitaria e alcuni palazzi del viale Andràssy.


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La miniera, intesa come tale, cessò la sua attività nel 1890 a causa di continui allagamenti dei cunicoli e dell'instabilità del sistema di tunnel per le ormai inadeguate tecniche di estrazione del calcare. Già nel 1844 però una parte dei tunnel veniva utilizzata da un birraio di nome Péter Schmiedt che ci insediò la sua fabbrica di birra.
Il clima in quelle cantine era infatti ideale per la produzione e la conservazione di malto e fu per questo motivo che le piccole gallerie di un parte della miniera vennero ingrandite, consentendo così l'accesso ai camion. Per sfruttare l'acqua limpida, pura e particolare delle falde vennero invece scavati profondi pozzi dai quali prelevarla.


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Solo alcuni decenni dopo, nel 1862, un imprenditore di nome Antal Dreher , famoso per la sua birra che si trova ancora oggi in commercio, acquistò una parte dei tunnel e la fabbrica di Péter Schmiedt, eliminando di fatto la concorrenza e consolidando il marchio fino, verso il 1920, a controllare il 70% del mercato ungherese della birra.

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Dal momento che la produzione di malto perse la sua redditività la fabbrica si trasferì e la ragnatela di gallerie venne poi utilizzata agli inizi della seconda guerra mondiale come impianto di assemblaggio di motori aerei e poi, durante lo scontro bellico, come rifugio per i civili.

Con l'abbandono di aree e pozzi alcune parti delle parti più profonde del complesso si sono allagate dando così vita a 5 punti di immersione dalla suggestività incredibile.

La profondità max si attesta attorno ai 36m ma, per la distanza dal punto di emersione, è come se si fosse ad una di oltre 60m.
La temperatura dell'acqua è vicina ai 13° e i punti di ingresso e uscita dall'acqua, non proprio facilmente raggiungibili, la rendono un'immersione certamente impegnativa e molto diversa da quelle fatte in un mare “caraibico”.

Il premio?!

Fluttuare in un'acqua cristallina, passare tra cunicoli, scale e pozzi dove l'essere umano ha lavorato e vissuto dal già dal 12° secolo lasciando tracce indelebili del suo passaggio.
Emozioni che solo siti di immersione come questo possono trasmettere.


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Ivan



FONTE FOTO: https://www.facebook.com/AireEderPhotodive
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